21 ottobre 2014
L’organo della Chiesa Parrocchiale della Sacra Famiglia in Imperia Oneglia.
A monte della realizzazione del nuovo organo della Parrocchia della Sacra Famiglia sta un preciso disegno: quello di poter disporre di uno strumento che, nonostante le ridotte dimensioni, possa rispondere a pieno alle esigenze della liturgia, interagire e dialogare con la Comunità in preghiera; porsi come “architettura sonora” all’interno dell’architettura della moderna chiesa parrocchiale; offrirsi ai musicisti come efficace e versatile “instrumentum” per l’esecuzione di unimportante repertorio musicale.
La storia dello strumento si riassume in poche righe: un pneumologo tedesco appassionato di musica acquisisce dal una scuola di musica, negli anni Settanta del Novecento un piccolo strumento – costruito dalla Casa organaria tedesca “Carl Bürkle” ¬– per la sua casa di Sanremo; l’organo viene poi ceduto alla Chiesa Protestante di Sanremo; acquisito in seguito dal M° Prof. Silvano Rodi, che lo mette a disposizione della Parrocchia di Roverino (Ventimiglia), viene infine acquisito nel novembre 2010 dalla Parrocchia della Sacra Famiglia.
Se volessimo confrontare lo strumento così come fu acquisito nel 2010 con l’organo che ammiriamo e possiamo ascoltare oggi nella chiesa parrocchiale imperiese, faremmo non poca fatica a coglierne somiglianze: il piccolo strumento a due tastiere e 7 registri che l’organaro Alessandro Giacobazzi fu incaricato di smontare a Ventimiglia e ricollocare tal quale nella chiesa della Sacra Famiglia pare irriconoscibile nella sua nuova collocazione e disposizione fonica. Quali sono stati i motivi di questo “restyling” completo dello strumento?
Un organo a canne è da sempre lo strumento ideale per la Liturgia della Chiesa; l’arrivo del piccolo strumento a Oneglia riempì di entusiasmo Don Paolo e la Comunità Parrocchiale, e fu subito sentita l’esigenza di disporre di un organo adatto alla sua nuova sede, sia dal punto di vista sonoro che visivo. L’organaro Giacobazzi, personaggio originale quanto creativo, dispone di una grande esperienza nella costruzione di nuovi strumenti, e più volte si è trovato a integrare brillantemente strumenti preesistenti in nuove situazioni architettoniche: si è dunque pensato di implementare la fonica dello strumento, di renderlo elemento importante nell’architettura della chiesa, in modo da rispondere con sapiente coerenza alle esigenze ¬– cultuali, culturali, decorative ¬– che la sua nuova collocazione imponeva.
Osservando oggi la facciata dello strumento, con la sua nuova cassa lignea, le sue nuove aggettanti Corni in rame “en chamade”, disposti orizzontalmente, ci rendiamo ben conto che la chiesa della Sacra Famiglia si è arricchita di un nuovo e importante elemento; ma, soprattutto, quando la voce dello strumento si leva, abbiamo la chiara percezione di trovarci davanti a uno strumento che ha una sua dignità, imponenza e importanza sonora, di uno strumento che è nato come piccolo organo da studio e accompagnamento ma che ora è in grado di supportare altri e più alti compiti.
La disposizione fonica dell’organo, riportata qui di seguito, ci parla di uno strumento certamente non grande, ma ricco e versatile, che non pretende di rendere eseguibile tutta la letteratura organistica (pretesa, peraltro, impossibile anche per l’organo più grande che si possa pensare!), ma che permette la resa coerente di tanto importante repertorio e consente un pertinente e ricco accompagnamento della Liturgia.
Scheda dell’organo
Chiesa Parrocchiale della Sacra Famiglia, Oneglia, Provincia di Imperia, Diocesi di Albenga – Imperia.
Organo collocato in controfacciata, sopra la porta d’ingresso entro una cassa in legno di rovere finemente lavorato.
Facciata di 50 canne appartenenti ai registri Principal e Flötebass; completano la mostra le 31 canne “en chamade” appartenenti al registro Meerhorn. La facciata dell’organetto superiore è costitutita dalle canne maggiori del registro Nasard.
Consolle separata con due tastiere di 56 tasti (Do1 - Sol5) e pedaliera diritta di 30 note (Do1 - Fa3).
Trasmissione elettronica.
38 placchette a bilico sagomate disposte orizzontalmente sopra la II tastiera.
13 pedaletti: 8 a sinistra del Crescendo per le unioni fondamentali “II - I”, “I - Ped”, “II - Ped” e per il richiamo delle aggiustabili; 5 a destra del Crescendo per il “Sequencer” progressivo, “Grundstimmen”, “Mixtur” e “Tutti”.
Staffa del Crescendo collocata sopra la pedaliera.
Traspositore (-4; +3).
Sequencer per le combinazioni aggiustabili (999 memorie x 5 banchi)
I TASTIERA
1 PRINCIPAL 8’
2 VIOL DI GAMBA 8’
3 OCTAVE 4’
4 NASARD 2’ 2/3
5 SUPEROCTAVE 2’
6 QUINTE 1’ 1/3
7 MIXTUR 3 fach
8 MEERHORN 8’
UNIONI E ACCOPPIAMENTI
9 MANUAL KOPPEL
10 PEDAL KOPPEL I
11 PEDAL KOPPEL II
12 UNISONO ABSTELLER I
13 I 4’ I
14 II 16’ I
15 II 4’ I
16 II 16’ II
17 UNISONO ABSTELLER II
18 II 4’ II
19 I 4’ PEDAL
20 II 4’ PEDAL
II TASTIERA
21 GEDACKT 8’
22 VIOL DI GAMBA 8’ dal I
23 ROHRFLÖTE 4’
24 NASARD 2’ 2/3 dal I
25 GEMSHORN 2’
26 TERZ 1’ 3/5
27 KLEINPFEIFE 1’ da Superoctave I
28 MEERHORN 8’ dal I
PEDALE
29 SUBBASS 16’
30 FLÖTENBASS 8’
31 VIOLONBASS 8’ da Viol di gamba I
32 CHORALBASS 4’ da Principal I
33 FAGOTT 16’ 12 canne proprie poi da Meerhorn I
34 HORN 4’ da Meerhorn I
35 AUTOMATISCHE PEDAL
36 TREMULANT
37 ZUNGEN ABSTELLER
38 PEDAL ABSTELLER
Colore nero: registri d’origine (Bürkle)
Colore verde: registri in corredo con l’organo non installati
Colore rosso: registri aggiunti secondo progetto degli organisti Zanasi, Pellini e, in merito al Meerhorn, dal Parroco
Come si evince chiaramente, ci troviamo innanzi a uno strumento molto più grande di quello iniziale, basato ora su un Principale reale di 8’ e dotato di un registro ad ancia che si raggiunge nel grave la tessitura di 16’. L’ausilio di un modernissimo sistema elettronico, fornito dalla Ditta Eltec di Cuneo e ormai utilizzato in tutta Europa su strumenti importanti (per citarne uno fra i tanti, l’organo della Basilica di S. Pietro in Vaticano) ha permesso di trasmettere registri da un manuale all’altro e al pedale, in modo da offrire all’organista un particolare comfort nel disporre dei vari “colori sonori”.
Assieme al materiale originale “Bürkle”, lo strumento è stato ceduto con le canne di quattro registri supplementari (già nella vecchia sede si pensava a un ampliamento), che sono stati utilizzati, finalmente, nella definitiva collocazione; i restanti nuovi registri sono stati costruiti dall’organaro Giacobazzi.
Il I manuale dispone sia di registri di fondo che di mutazioni (armonici): un Ripieno (Mixtur) completo, due fondi di 8’, un Flauto in XII (Nazard) e un’ancia 8’, pensata sia come solista che come registro che si fonde col resto. Il II manuale, basato su un registro a canne tappate di 8’ (Gedackt), dispone di un’ampia gamma di flauti e mutazioni e, grazie all’ausilio dell’elettronica, ha in dotazione o in prolungamento alcuni registri già presenti sul I manuale. Il Pedale ha vaste possibilità espressive e di sostegno dell’intero corpo sonoro, con due registri di 16’, un tappato (Subbass) e un’ancia (Fagott), che donano profondità all’insieme. Unioni e accoppiamenti appositamente studiati per una resa sonora equilibrata completano i comandi a disposizione dell’organista.
I somieri del vecchio organo Bürkle sono stati accuratamente restaurati da Giacobazzi, coadiuvato dal collaboratore Roberto Enderle; gli stessi organari hanno costruito ex novo i somieri per i nuovi registri, avvalendosi di moderne tecnologie integrate dai dettami dell’antica lavorazione manuale (ben visibile nella bruciatura a fuoco dei fori del somiere, sui quali sono poggiate le canne). I somieri nuovi sono stati infatti realizzati in scelto legno massello di toulipier assemblato ad incastro, tenendo conto delle venature al fine di garantire una maggiore stabilità delle tavole; essi sono stati realizzati a trasmissione elettrica diretta, grazie alla quale sotto ad ogni canna è posto un magnete che apre e chiude il flusso dell’aria: questo sistema permette di rendere indipendenti i singoli registri o addirittura le singole canne che possono essere pertanto “trasmesse” fra i vari corpi d’organo. Le sedi nelle quali poggiano i piedi delle canne sono state cauterizzate a fuoco con l’operazione definita sfoconatura, impedendo in questo modo eventuali movimenti del legno che causerebbero modifiche nei flussi d’aria.
I crivelli (tavole forate che sostengono le canne) sono stati realizzati anch’essi utilizzando legno massello e cauterizzando a fuoco i fori che sorreggono le canne evitandone il restringimento che comporterebbe la deformazione delle canne stesse; per le canne maggiori del Fagott e della Viola da Gamba sono stati posti crivelli aggiuntivi guarniti di feltro onde evitare sgradevoli vibrazioni, dotati di fettucce di cotone che “incravattano” le canne vicino alla sommità. Sia i crivelli che i somieri sono stati lucidati con gommalacca secondo le più antiche tradizioni dell’ebanisteria; questa operazione preserverà il legno da sporcizia e umidità. Tutte le canne Bürkle, così come le canne acquistate insieme allo strumento ma non installate (Principal, Viola, Flötebass), sono state accuratamente restaurate e rimesse in forma; la consolle completamente smontata e restaurata; tutte le parti nuove dello strumento sono state realizzate con materiali di qualità; particolarmente importante è stata la collaborazione dell’artigiano imperiese ?????????? , la cui opera di carpenteria – la più notevole delle quali è la pregevole cassa in rovere ¬– è stata realizzata con grande professionalità e precisione. Nella realizzazione di un organo è infatti importantissimo l’inserimento architettonico nell’ambiente che lo ospita: proprio per queste ragioni si è deciso di conferire al somiere superiore una facciata leggermente tondeggiante, esplicito richiamo all’architettura curvilinea di tutto il complesso. La cassa è stata realizzata interamente in legno di rovere massello, essenza già utilizzata anche per le porte della chiesa.
Le canne labiali nuove sono state realizzate con lastre di stagno e piombo in diverse percentuali a seconda del registro e del tipo di sonorità richiesta. Particolare attenzione si è riservata nella costruzione del registro ad ancia (Meerhorn) che, come già detto, doveva sì essere un registro solista e caratterizzato da una buona presenza sonora, ma al contempo non poteva risultare troppo “invadente”nell’amalgama, errore che sarebbe stato facile da commettere in un edificio dall’acustica così generosa. I blocchi e i canaletti delle ance sono stati realizzati in piombo secondo esempi della rinomata scuola transalpina di Arp Schnitger, con ance d’ottone crudo di spessore elevato. Le tube del Fagott sono state realizzate in zinco lucidato per garantire una maggiore stabilità – le canne della prima ottava sono ad altezza dimezzata ¬–, mentre i risuonatori delle ance “en chamade” sono in rame lucido.
Il mantice esistente di capienza abbondante è stato ripulito e mantenuto poiché già reimpellato dallo stesso organaro Giacobazzi alcuni anni fa per conto dell’allora proprietario M° Silvano Rodi; esso riceve aria da un secondo mantice posto in essere nel presente intervento. Le pressioni dello strumento sono differenziate: i registri labiali “parlano” ad una pressione di 63 mm in colonna d’acqua mentre per le ance e il Subbasso del pedale si è preferita una pressione leggermente più alta (77mm/H2O).
Il piccolo elettroventilatore di cui era provvisto l’organo è stato alienato per far posto ad un nuovo di dimensioni adeguate alla nuova conformazione dello strumento; esso fornisce 14 m³/min.
La facciata è impreziosita dall’aggetto spettacolare delle canne orizzontali del Meerhorn (Corno di mare), realizzate in rame e con la particolare svasatura delle tube; più ordini di canne, da quelle del Principale, in stagno, a quelle più scure del Nazard, collocate in posizione retrostante e sollevata, conferiscono leggerezza e ariosità alla facciata dello strumento.
L’utilizzo della moderna tecnologia nell’organo della Sacra Famiglia ha la sua più completa espressione nelle trasmissioni e nella consolle, gestite da un sistema elettronico computerizzato che presenta alcuni evidenti vantaggi: permette il dialogo tra canne e consolle in modo sicuro e pronto; permette la gestione più libera possibile delle unità sonore, consentendo la “migrazione” di diversi registri da un corpo sonoro all’altro, ciò che conferisce all’organo una versatilità altrimenti impossibile; offre all’organista una serie di comandi (si pensi solo alle 4.995 combinazioni aggiustabili) che semplificano notevolmente la gestione dello strumento.
Il lavoro di ampliamento, voluto da Don Paolo per donare alla Chiesa Parrocchiale un’opera importante e completa, non è stato unilateralmente condotto dall’organaro, ma è opera di un team di lavoro del quale Giacobazzi da anni si serve per offrire alla committenza lavori originali e di qualità: la disposizione fonica dei registri è stata discussa e collegialmente studiata dall’organaro stesso, dal giovane collaboratore Davide Zanasi, da Luca Di Donato e dallo scrivente.
La mole di lavoro sottesa alla realizzazione di un’opera siffatta ha il suo coronamento nell’ultima fase dei lavori, quella dove l’arte dell’organaro ha il suo peso maggiore e la sua responsabilità più onerosa: quella di infondere la “parola” allo strumento, di farlo “cantare”, di fondere sapientemente la sua voce all’interno dell’aula che lo contiene. Qualunque strumento può apparire bello sulla carta ma deludente all’ascolto, o viceversa uno strumento non troppo grande può sorprendere perché si “armonizza” meravigliosamente con l’ambiente che lo contiene. Questa fase del lavoro dell’organaro, quella che precede l’accordatura finale, prende il nome di intonazione: ogni canna viene presa in mano, manipolata secondo i dettami di una tradizione che ha radici nei secoli, e fatta parlare in modo che la sua pronuncia sia messa in intima relazione con le altre canne e soprattutto con l’ambiente ove lo strumento deve diffondere la sua voce. È così presto spiegata – un esempio tra tanti possibili – la presenza di un’ancia orizzontale, il Meerhorn, come unico registro a lingua: solitamente si inserisce un registro orizzontale quando vi sono altri registri a rappresentare l’importante famiglia delle ance; l’intonazione curata, particolarmente dolce, permette di disporre di un registro che sa porsi come protagonista-solista, ma che si fonde mirabilmente con tutti i registri dell’organo, senza prevalere: in questo modo, e con un solo registro (peraltro prolungato verso il grave, in 16’, al Pedale), noi abbiamo un elemento che dà forza all’insieme sonoro e offre un impatto visivo di grande suggestione (non a caso, per queste canne, si è scelta la forma scampanata, suggerita dal tetto dell’edificio; le canne più grandi sono state poste al centro, quasi a indicare l’altare e il tabernacolo al fedele che varca la soglia della Casa di Dio).
L’intonazione dello strumento è stata anch’essa realizzata dall’organaro in stretta collaborazione con Davide Zanasi e Luca Di Donato.
Grazie alla ferma volontà di don Paolo e al lavoro appassionato di Alessandro Giacobazzi e Roberto Enderle, la Comunità della Sacra Famiglia avrà nella voce dell’organo, da oggi e per gli anni a venire, un valido sostegno nella lode di Dio. L’organo – inaugurato nei giorni 18 Dicembre 2011 (Benedizione dello strumento e Vespri Solenni) e 23 Dicembre 2011 (Concerto inaugurale tenuto dallo scrivente con la partecipazione di Davide Zanasi) ¬¬– accompagnerà la vita della Comunità in preghiera.
Stefano Pellini (dal libretto del concerto inaugurale).